Si inaugura con un’intervista a James Lake la nuova rubrica “Arte e scatole”, un viaggio alla scoperta di come importanti artisti contemporanei hanno utilizzato il cartone come mezzo espressivo. Scopri tutte le altre interviste: Mark Langan – Carlo Casarini – Kiel Johnson – Dosshaus
Immaginate di essere immobilizzati a letto per lungo tempo, magari a seguito dell’amputazione di una gamba a causa di un cancro alle ossa. E immaginate di voler comunque, a scapito della situazione, dare forma ai vostri sentimenti. Ebbene, ciò è proprio quanto è accaduto a James Lake, artista britannico che da quasi vent’anni a questa parte utilizza il cartone come mezzo di espressione. Una scelta dettata da una lunga ricerca artistica, certo. Ma non solo. All’età di 17 anni, infatti, a Lake venne diagnosticato un osteosarcoma e gli venne amputata la gamba destra. Una disgrazia che tuttavia non ha fermato né la sua vena artistica né la sua voglia di esprimersi: per questo ha scelto un materiale – il cartone appunto – che potesse essere lavorato ovunque. Anche nella camera da letto di un degente.
Le sculture realizzate da Lake sono composte da strati di cartone e fissate con colla a caldo. Tutte autoportanti, rappresentano stati d’animo, sensazioni, il divenire quotidiano e i cambiamenti che ciascuno di noi subisce giorno per giorno.
La scelta di Lake per il cartone come materiale da scolpire non è stata dettata solo dalla sua praticità: certo, il cartone può essere lavorato ovunque, non occorre necessariamente uno studio d’arte. Ma questo non è l’unico motivo per cui l’artista ha optato per questo materiale come strumento di espressione. Il cartone, infatti, non è soltanto semplice materiale da plasmare. È anche un luogo comune: lo utilizziamo tutti i giorni, soprattutto come contenitore. E spesso dimenticando una sua caratteristica fondamentale: l’essere riciclabile.
James Lake, attraverso le proprie sculture, vuole riabilitare il cartone, valorizzarlo, facendocelo vedere in una veste diversa rispetto a quella con cui lo vediamo nel quotidiano. La forma che, plasmato dalle mani dell’artista, assume, permette allo spettatore di considerare il cartone in un modo diverso rispetto alla sua funzione originaria, schiudendone tutte le potenzialità. E proprio per indagare le grandi possibilità che offre questo materiale, James Lake prosegue la propria ricerca artistica e attualmente gestisce laboratori artistici che rappresentano un’importante risorsa per favorire le buone pratiche scultoree anche nelle scuole e nelle università. Abbiamo chiesto all’artista stesso di raccontarci la genesi del suo interesse per il cartone e le modalità con cui può essere lavorato per creare un’opera d’arte.
James, ti ricordi la prima scultura che hai realizzato con questo materiale?
La prima scultura che creai si intitola “Sedendo senza scopo”. Ma il titolo venne dopo. Si trattava della raffigurazione di mio padre durante un momento ripetitivo del proprio lavoro, mentre non aveva alcuna idea di cosa avrebbe fatto subito dopo. Per realizzarla ho utilizzato cartone, forbici, coltelli, nastro adesivo e colla a caldo, materiali che uso ancora oggi.
Da dove proviene il cartone che utilizzi per il tuo lavoro? È riciclato?
Sì, ho iniziato usando quello del supermercato, come le scatole per il vino e per la frutta. Ora compro il cartone direttamente dalla nostra risorsa locale: “The Exeter Scrapstore”, dove sono raccolti i cartoni gettati via dagli uffici.
C’è un’opera che ha un particolare significato di cui vuoi parlarci?
La scultura di David Rushbrook è particolarmente significativa per me. David è un noto cantante dalla voce molto potente, partecipa a un progetto che riguarda gli atleti paraolimpici ed è impegnato in attività di sensibilizzazione sul tema della disabilità. Ho voluto fargli una scultura che esprimesse il suo impegno sociale, il suo carisma ma che allo stesso tempo trasmettesse il rispetto e l’ammirazione che nutro per lui. Avendo tratti asimmetrici, mi sono impegnato al massimo per realizzare, più che un’opera d’arte fine a sé stessa, un lavoro onesto e fedele all’originale.
Da dove proviene la tua ispirazione?
Nutro una profonda ammirazione per artisti quali Michelangelo, Rodin e Gabo. Altre influenze mi arrivano da pittori come ad esempio Cezanne. Ma prendo ispirazione soprattutto dalle persone con cui entro in contatto, perché credo di poter imparare qualcosa da ciascuna di loro.
Ci puoi parlare di come si svolge il tuo processo creativo?
Un tipico ritratto viene realizzato in questo modo. Per prima cosa delineo il profilo della figura sul cartone, con una matita o con un pennarello indelebile; poi taglio il cartone in sezioni, estraendo la parte disegnata e trasferendola su un grande lenzuolo. Lavoro quindi su volume e profondità, posizionando con attenzione le varie parti. L’ultima fase del lavoro si svolge nel garage di casa, dove finalizzo l’opera utilizzando scalpelli e coltelli da intaglio per definire i dettagli.
C’è un artista italiano che apprezzi particolarmente o che in qualche modo ispira il tuo lavoro?
Leonardo Da Vinci fu un artista senza pari. La maestria con cui raffigurava sia l’anatomia interna che la morfologia esterna dell’essere umano e la sua perfetta conoscenza della struttura ossea e dei movimenti sono aspetti che hanno sempre influenzato il mio modo di lavorare. Mi ha colpito molto anche la qualità degli artisti che ho visto a Cartasia, la biennale d’arte di Lucca dedicata alla carta. Ho ammirato tutti i lavori e capito che c’è ancora molto da imparare per me.
Per maggiori informazioni su James Lake: jameslakesculpture.co.uk