La parola packaging, che in inglese significa imballaggio, descrive non soltanto le modalità con cui vengono confezionati e presentati gli articoli destinati alla vendita, ma si occupa di tutto ciò che riguarda l’involucro entro il quale sono racchiusi; materiali, forme, grafica, eventuali loghi e sponsor assolvono finalità pratiche e, allo stesso tempo, fanno parte delle più riuscite strategie di marketing.
Nonostante il termine sia stato introdotto nel 1985, abbiamo tantissimi esempi che si perdono nella notte dei tempi; i primi impieghi, infatti, risalgono al packaging alimentare, poiché i nostri antenati utilizzavano contenitori di legno, terracotta, ceste di paglia per la conservazione di viveri quali ortaggi, frutta, olio, carni, vino e molto altro.
Nel corso del tempo gli imballaggi si sono evoluti: hanno modificato dimensioni e forme, fino ad arrivare alle confezioni odierne ultracompatte e resistenti.
Storia del packaging, un’evoluzione rapida dal 1800 in poi
Anche se abbiamo diversi esempi di imballaggi risalenti all’antichità, il packaging moderno come noi lo intendiamo è nato nel XIX secolo con la Rivoluzione Industriale.
In quegli anni, nuovi materiali per il confezionamento fanno il loro ingresso sul mercato: tra questi ricordiamo la plastica e il cartone ondulato, ma ve ne sono tanti altri, alcuni dei quali hanno dato un enorme contributo alla storia del packaging alimentare. Ecco un breve elenco con alcune innovazioni cruciali, in ordine cronologico:
- alluminio, commercializzato nel 1885
• impianti per la produzione e la lavorazione industriale del vetro nel 1902
• laminati di alluminio e carta stagnola, introdotti nel 1915
• integrazione di Tetra Pak, polistirolo e PVC alle confezioni, durante gli Anni 30 del secolo scorso.
L’imballaggio come mezzo di comunicazione
Il packaging ha riscosso larghi consensi fin da subito: la produzione su larga scala ha portato a un abbassamento dei costi di produzione e dei prezzi sul mercato, rendendo molti beni accessibili a chi non avrebbe potuto permetterseli.
Nel periodo del secondo dopoguerra, lo sviluppo economico e il consumismo di massa ha portato un’ulteriore novità nella funzione del packaging tradizionale: si inizia infatti a investire sulla comunicazione e sull’aspetto dell’involucro esterno come incentivo all’acquisto. Immagini, loghi, slogan, sponsor, testimonial erano studiate per catturare l’attenzione dei clienti e di incentivare le vendite.
Packaging e i suoi livelli
Nella storia del packaging, la distinzione tra una modalità di confezionamento e l’altra ha assunto una notevole rilevanza; può essere fatta in base a molti criteri, tra cui le funzioni e il livello di protezione. In tale frangente, possiamo distinguere gli imballaggi su 3 livelli:
- primario
• secondario
• terziario.
L’involucro di primo tipo è quello a contatto diretto con il prodotto: deve aderire sulla superficie senza danneggiarla (né troppo, né troppo poco) e, nel caso del cibo, rispondere ai requisiti di idoneità alimentare.
Il secondo, invece, riunisce due o più imballaggi primari per finalità di vendita (ad esempio, offerte speciali) o di trasporto; quanto al terzo, mette insieme più packaging secondari, solitamente per ordini al di sopra di certi quantitativi e allo scopo di proteggere la merce da danni durante la movimentazione.
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